I butteri di Alberese
UN PO' DI STORIA
Gli usi, i metodi e le tecniche che i butteri di Alberese praticano ancora oggi, sono influenzate dalla passione, dall'esperienza, dalla scuola e dal sapiente mestiere di alcuni butteri giunti fin qui dall'Agro Pontino. Si chiamavano: Mariano Molinari, suo figlio Italo Molinari e il nipote, Mario Petrucci. Mariano Molinari era nato a Cisterna il 30 agosto del 1891. Era diventato massaro subito dopo la Grande Guerra. Aveva lavorato negli allevamenti della Famiglia Ferri e dell'Opera Nazionale Combattenti. Nel 1934, proprio l'Opera Nazionale Combattenti lo invio in Maremma, per migliorare e selezionare il bestiame equino e bovino dell'Azienda di Alberese. Mariano Molinari si trasferì con la famiglia, portandosi tori e cavalli da lui personalmente selezionati. Il figlio Italo raccolse la sua eredità e, dal 1956, lo sostituì nel ruolo di massaro dell'Azienda. Mario Petrucci era nato a Cisterna nel 1912. Figlio di un massaro dell'Azienda Graziosi, dell’Agro Pontino, inizio a cavalcare all'età di tre anni. A tredici, era già buttero "a mezza giornata". Comincio a collaborare con I'ONC dai primi anni Trenta. Fu così che nel 1934 giunse con lo zìo e il cugino in Toscana, dove hanno formato generazioni di butteri.
IL LAVORO
Oggi, come cento anni fa, ogni mattina, i butteri svolgono lo stesso importante lavoro: il controllo delle mandrie ovvero/ cinque ore di lavoro sempre a cavallo, con ogni Condizione climatica. Tutto comincia intorno alle sette del mattino, a Spergolaia. Che sia pioggia o vento, sole o neve, bisogna controllare gli animali, dal primo all'ultimo. In azienda, ci sono circa 550 capi, fra bovini e cavalli. Ogni buttero ha il suo librettino, dove appunta: gli spostamenti delle mandrie di bovini e cavalli, le bollature, le femmine prossime al parto, etc. Poi, Ia giornata prosegue con l'addestramento dei cavalli, la cura degli animali, delle stalle, dei recinti e degli strumenti di lavoro. Il capo buttero sceglie i vitelli che devono proseguire la razza, e ha il compito di mantenere tutte le linee di sangue presenti in azienda, controllando che non avvengano incroci tra consanguinei. Rispetto al passato qualcosa e cambiato. Nel 1934, quando arrivarono qui Molinari e Petrucci, il buttero faceva solo il lavoro a cavallo. Altro personale (bifolchi e braccianti) si occupava delle staccionate, della doma dei vitelli o di governare gli animali. Oggi come allora, più che fare il buttero bisogna esserlo, nessuno può insegnarti l'amore e la cura per gli animali necessari in questo mestiere.
CURIOSITA'
I butteri dell'Azienda di Alberese praticano una particolare andatura a cavallo, eredità di Molinari e Petrucci. Si tratta di un trotto molto allungato, chiamato localmente: trotto da lavoro. Non è altro che il trotto usato dalla cavalleria militare durante i grandi spostamenti. Molinari e Petrucci ne fecero esperienza durante la Seconda guerra mondiale, Questa andatura permette ai nostri butteri di fare grandi percorrenze risparmiando i cavalli. Così, in Azienda, lavorano ancora cavalli di 25-26 anni. Più diffuso tra i butteri è un passo e galoppino cadenzato.
La sella usata oggi dai butteri si chiama Scafarda ma il suo nome originale è sella cavalleria modello Del Frate, dal nome del colonnello dell'Arma di Cavalleria che la perfezionò nel 1903, Nel gergo buttero, si dice che gli animali scafano quando perdono il pelo a primavera, Così, la sella Del Frate divenne "scafarda" perché fatta di pelle di vacchetta conciata e liscia. Fu adottata dai butteri dell’azienda di Alberese per il contatto con il vicino Centro Militare di Allevamento e Rifornimento Quadrupedi. E' una sella fatta per le lunghe percorrenze, più leggera e comoda sia per il cavallo che per il cavaliere. I butteri Molinari e Petrucci la preferirono alla loro sella storica, la Bardella.